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September 17, 2009



» Margherita Dotta Rosso – Gruppo Le Ombre

comunità linguaggi territorio
festa

Festa per me è sinonimo di fuochi artificiali.
Quand'ero bambina l'anno scolastico si concludeva con la festa di Sant'Antonio. Al mattini la Messa e il banco di beneficenza. La sera i fuochi artificiali. Occhi sgranati per la meraviglia, cuore che palpita all'unisono con i cuori degli altri.
A Torino i fuochi ci sono per San Giovanni, Patrono della città.
In Francia il 14 luglio, la presa della Bastiglia, la Festa della Repubblica.

Sempre vivo io, si vive, la stessa atmosfera di gioia e comunanza, lo stesso clima di festa. Si ripetono nel tempo (il legame con la tradizione) ma mai totalmente identici. Accanto agli elementi fissi di anno in anno ci sono variazioni che fanno cogliere il trascorrere del tempo. Ognuno ha un ricordo individualizzato nella memoria collettiva.

Tempo ciclico, tempo soggettivo non lineare, struttura, storia.

Nei fuochi artificiali c'è traccia del fuoco naturale, selvaggio che è stato addomesticato, dell'appropriazione del fuoco, dei rapporti tra il fuoco e l'uomo, delle tecniche per produrlo, utilizzarlo, conservarlo ma anche per dare forma, visibilità e memoria al proprio immaginario con i racconti attorno al fuoco, con le ombre che la luce della fiamma proietta su di un telo.

Nella festa si vive insieme uno stato di effervescenza nel quale la comunità che vi partecipa diventa visibile a se stessa come tale. Cadono le barriere artificiali di status, di classe, di gruppo e la società diventa comunità armonica che prova piacere. Finalità della festa, qualunque forma abbia, è quella di provare piacere. Piacere estetico. Piacere nel riconoscere lo stesso piacere provato negli altri. Il piacere prodotto dall'esperienza vissuta nel tempo della festa fa sì che sia ricordata nella memoria ed anticipata nell'immaginazione. 
E' riconoscendo il sé negli altri e gli altri nel sé che si accede allo spirito festivo; per questo la festa accresce solidarietà e rinnova il legame sociale.

Festa spontanea. Festa gratuita. Festa che sovverte il quotidiano: il tempo, lo spazio, i rapporti. Tempo e spazio sono lasciati all'immaginario. Il tempo della festa è un tempo sociale, mediazione tra il tempo matematico lineare scandito dall'orologio e la soggettiva solitaria percezione del tempo. Un tempo senza l'ansia di programmare, di prenotare, di arrivare in ritardo, di fare code, di dover scegliere. Cadono le barriere artificiali tra le persone. L'essenza della festa sta nell'esperienza immediata e senza ostacoli di rapporti che non è lecito o non è facile percepire nella realtà quotidiana perché nella festa non ci sono utenti, non ci sono spettatori ma chi ospita e chi è ospitato. Utenti, attori, spettatori li lasciamo ai festival, alle rassegne, ai concorsi. Nella festa accade un accrescimento di senso, perché ri-unisce nell'esperienza ciò che normalmente è separato: le parti frammentate del sé e della società, i cui effetti si prolungano nella società del quotidiano.

L'organizzazione della festa è invece un lungo e faticoso lavoro e per questo la comunità si impegna da un anno all'altro per la sua preparazione: perché la festa dà senso a ciò che nel quotidiano sfugge al sens

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